Bartolomé Esteban Murillo, San Francesco abbraccia Cristo crocifisso, 1668-9, olio su tela, Museo de Bellas Artes, Siviglia


Il barocco, che spesso si fa coincidere semplicisticamente con il lusso esagerato delle decorazioni, aveva in realtà in sé un’istanza profonda: la capacità di suscitare stupore e meraviglia nell’osservatore per smuovere il suo animo dal torpore e dallo spaesamento di un mondo sempre più in crisi. La via seguita dal pittore barocco Murillo fu quella del dolce naturalismo, della delicatezza del sentimento. Questa tela faceva parte di un ciclo commissionato dai cappuccini per una cappella della chiesa del loro convento a Siviglia. Comunemente si ritiene che la composizione non sia altro che la rappresentazione del momento culminante della vita di san Francesco, vale a dire quello della rinuncia al mondo per abbracciare la vita religiosa, come evidenziato dalla presenza degli angeli con il libro aperto recante il passo del vangelo di Luca: “Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” e il globo sul quale Francesco poggia il piede, quasi a spingerlo lontano. Ma a ben guardare il dipinto è dominato da un abbraccio che è rivolto alla croce e proviene dalla croce in un moto ascendente e al tempo stesso discendente, animato dallo sguardo d’amore di Francesco e dalla piaga del costato di Cristo così vicino alla bocca di lui, quasi che la Parola ferita e martoriata dia lo Spirito, l’afflato vitale alla parola del santo. È in sostanza la raffigurazione non di un momento ma dell’intero carisma francescano e forse ancora di più, è l’espressione figurativa di ogni autentico cammino cristiano. Sembra di sentire il testo evangelico di Marco 8, 34-35: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo la salverà”. Ma ancora di più le parole del Vangelo di Matteo: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”.