Federico Barocci, Visitazione, 1583-6, olio su tela, Chiesa di Santa Maria in Vallicella, Roma


Nel pieno della Riforma cattolica o Controriforma, quando infuriava la tempesta protestante e con essa le accuse rivolte ai cattolici per l’uso delle immagini sacre viste come oggetto di idolatria, un umile pittore nativo di Urbino, Federico Barocci detto il Fiori (1563-1612), osò fare dell’arte uno strumento di meraviglia capace di parlare al credente con una naturalezza mai sperimentata prima. Chiamato a dipingere la Presentazione della Vergine e la Visitazione per la Chiesa di Santa Maria in Vallicella in Roma dagli Oratoriani fondati da san Filippo Neri, seppe farsi adeguato interprete del loro carisma, intriso, come direbbe papa Francesco, della “tenerezza di Dio”. E la Visitazione del Barocci fu a tal punto prediletta da san Filippo Neri che il santo stesso, quando pregava dinanzi a tale opera, veniva rapito in estasi. L’opera in effetti ha un potere comunicativo straordinario. Lo spettatore è invitato a prendere parte alla scena, quasi si trovasse anch’esso sul limitare della gradinata a pochi passi dei due servitori. E la scena, sublimata dall’eccezionale dolcezza del disegno e dalla brillantezza dei colori, è tuttavia di grande quotidianità, resa viva dalla spontaneità delle posture e delle espressioni dei personaggi rappresentati, con cui si riesce così ad instaurare un intimo legame affettivo. Sembra di poter udire dalla bocca di sant’Elisabetta: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Al pari di Leonardo, il Barocci sfuma i contorni delle figure, perché la sua sensibilità è incline alla comprensione dei moti dell'animo, del divenire della vita, dove però la fede è fortezza inespugnabile e Maria torre d’avorio, come non a caso ci suggerisce lo svettante castello visibile in lontananza sullo sfondo del dipinto.